Monteverde: il borgo più bello d’Italia, tra storia e gastronomia

Monteverde: il borgo più bello d’Italia, tra storia e gastronomia

Monteverde: il borgo più bello d’Italia, tra storia e gastronomia – Oggi vi portiamo alla scoperta di uno dei borghi più belli d’Italia: Monteverde. Situato nell’Appennino campano, all’estremità orientale dell’Irpinia, il comune si erge su di un’altura posta a cavallo tra il torrente Osento e il fiume Ofanto.

Dal 22 ottobre 2013, Monteverde è entrato ufficialmente a far parte de “I borghi più belli d’Italia”, un club che raccoglie piccoli centri italiani di spiccato interesse artistico e storico. Nel 2015, si classifica secondo nell’edizione  de “Il borgo dei Borghi” realizzato dal programma televisivo Kilimangiaro. Nel 2016 viene selezionato per il “Borgo dei Borghi – Autunno 2018”, una gara tra 60 borghi Italiani in onda nell’inverno del 2018, su Rai 3. Il borgo irpino vince la fase eliminatoria, superando Procida e Vietri sul Mare, per rappresentare la Campania nella puntata finale. Il territorio fa parte della Comunità montana Alta Irpinia.

Monteverde: la storia

Il comune dell’Alta Irpinia, era abitato già in età neolitica, come dimostrano ritrovamenti archeologici sul serro della Croce. Resti di una cinta muraria poligonale, eretta tra il IV e il III secolo a.C., attestano inoltre l’esistenza di una città sannita. Sviluppatosi in epoca alto-medievale intorno a un castello, l’attuale centro fu inglobato tra i possedimenti di nobili casate, come gli Orsini, i Grimaldi di Monaco e i Sargemano. La città fu ricostruita dopo il sisma del 1856, ma successivamente danneggiato dal violento terremoto irpino del 1980.

Il nome della città, citato nel Catalogus Baronum, è composto dal sostantivo “monte” e dall’aggettivo “verde”, proprio perché si tratta di un’area ricca di vegetazione.

Monteverde: le principali attrazioni

Edificato dai Longobardi, il castello di Monteverde, domina la valle attraversata dai fiumi Ofanto e dal suo affluente Osento. Già in epoca sannitica, il colle presentava strutture difensive e le prime notizie attendibili risalgono ad una pergamena dell’897. Tra le nobili famiglie che hanno dimorato nel castello, la famiglia Grimaldi di Monaco è la principale, oltre che quella che ha dato il nome all’edificio.

Foto: www.comune.monteverde.av.it

Originariamente aveva una forma trapezoidale, ancora oggi conservata, con quattro torri angolari, due cilindriche e due quadrate, costruite nel Medioevo. Fino agli inizi del secolo scorso c’era un ponte levatoio, oggi scomparso. Nel corso dei secoli, con i normanni, gli svevi, gli angioini e gli aragonesi, il Castello ha subìto vari cambiamenti che ne hanno trasformato la struttura originaria. Il castello ha avuto sia la funzione di una fortezza per proteggere il territorio circostante dalle incursioni nemiche, sia la funzione di una residenza signorile delle famiglie aristocratiche che si sono avvicendate dal 1059 fino al 1932.

Il Castello di Monteverde

Al castello vi si accede dal lato orientale, tramite un portale ad arco sormontato da stemma gentilizio, raggiungibile mediante una rampa di gradini. Una volta entrati, c’è un ampio cortile interno dal quale si dipartono gli ingressi relativi a ciascuna ala del castello. La scala, posta all’angolo nord del cortile, conduce alle sale interne del primo piano, mentre la scala sul lato sinistro, conduce al piano rialzato in cui è presente il salone di rappresentanza. Nell’angolo meridionale è presente una torre a pianta circolare, con tre ambienti dislocati su tre livelli.

Mentre nell’angolo esterno del cortile è posizionata l’altra torre cilindrica, a base scarpata. Altri due torrioni cilindrici si sviluppano ai lati nord-est e sud-est. All’interno del cortile c’è una cisterna ipogeica che serviva per la raccolta di acque piovane e per l’approvvigionamento idrico dell’abitato. Al pozzo si può accedere da un tunnel segreto usato dal re, in caso di attacco, per allontanarsi dal castello. All’interno restano ancora intatte le feritoie e le finestre rettangolari. È possibile trovare, inoltre, una cappella con altare, un’acquasantiera e alcuni affreschi.

Chiesa di Santa Maria di Nazareth

Risalente al XIV secolo, era considerata l’ex Cattedrale fino al 1818, anno in cui fu soppressa la diocesi di Monteverde. La Chiesa, dedicata, appunto a Santa Maria di Nazareth, è stata costruita nei primi secoli dopo l’anno mille ed ha subito molte trasformazioni a causa di vari terremoti ed incendi. L’edificio è ubicato nella parte alta del centro antico, nei pressi dell’antico castello. La chiesa è a tre navate: in quelle laterali, più basse, ci sono tre piccole cappelle. Inoltre, ai lati dell’ingresso principale, sono presenti due nicchie.

A destra dell’altare principale troviamo la sacrestia ed una cappella laterale, mentre sul lato settentrionale troviamo altre due grandi cappelle e la torre campanaria, a pianta quadrata. La presenza di alcune lapidi in marmo indicano l’antica esistenza di una cripta. Durante gli ultimi lavori di restauro e consolidamento, in seguito al sisma del 1980, sono stati costruiti le colonne e gli archi ogivali afferenti all’antico impianto romanico. La facciata principale è caratterizzata da due absidi, corrispondenti alle nicchie interne, poste ai due lati del portale principale di accesso. La porta di ingresso è in blocchi di pietra, con disegno semplice e lineare che incornicia un portone ligneo bugnato di pregevole fattura.

Lago artificiale San Pietro

A pochi km dal centro abitato è situato un lago artificiale realizzato tra gli anni ’50 e ’60. Sbarrato con una grande diga in terra il corso del torrente Osento, affluente del fiume Ofanto: stiamo parlando del lago di San Pietro. Detto anche Aquilaverde”.

Dal punto di vista naturalistico, è caratterizzato da splendide di colore verde intenso e limpido ed è presente una ricchissima e fitta vegetazione di tipo secondario ed estese e rigogliose quercete. È abitato da una fauna acquatica prevalentemente “selvatica”. Si possono trovare, infatti, grosse carpe, pesci gatto, cavedani e trote. Il lago è famoso per la pesca sportiva e grazie ad un’area appositamente attrezzata nella parte nord-est. La zona è ideale per pic-nic e per tutti coloro che sono in cerca di un luogo naturale tranquillo e pacifico dove trascorrere la giornata. I mesi maggiormente indicati vanno da maggio ad ottobre, mentre in inverno è possibile compiere suggestive passeggiate nella neve.

Nel mese di agosto il Lago San Pietro ospita un’importante manifestazione, il famoso “Grande Spettacolo dell’Acqua”. Un musical che racconta la storia di San Gerardo Maiella, Santo vissuto nell’Alta Irpinia che operò per il bene dei più poveri. Durante l’evento un corpo di ballerini danzano in una magnifica coreografia di giochi d’acqua e luci. Al momento, però, l’evento è stato purtroppo sospeso.

Foresta Mezzana

Lungo le dorsali dei colli su cui sorge il comune di Monteverde si estende la Foresta Mezzana, che forma un ampio trapezio che digrada verso valle fino a toccare il fiume Ofanto. Incorniciato da una fitta macchia di salici, pioppi, querce e carpini. L’habitat è particolarmente vario ed ospitale, ricco di ginestre, ginepri e altri arbusti della macchia mediterranea. Ambiente ideale per numerose specie di mammiferi (cinghiali, tassi, volpi, lepri), per l’avifauna d’acqua e per i rapaci (falchi, poiane).

La Foresta si trova ai limiti nord-occidentali dell’Irpinia, nei pressi del Vulture. L’assenza di attività umane a forte impatto rende questa risorsa naturale uno dei pochi siti incontaminati della zona.

La pera sorba: una specialità tutta irpina

La pera Sorba è chiamata così perché per aroma, sapore e consistenza è molto simile al frutto del sorbo. Si coltiva nella zona dell’Alta valle del Calore e Ofanto, in provincia di Avellino, tra cui anche il su citato comune di Materdomini.

La pera sorba di Monteverde – Foto: www.agricoltura.regione.campania.it/

È un frutto di dimensione media, forma rotondeggiante e ha un colore verde/marrone. Per evitare che i frutti maturino e cadano autonomamente, vanno raccolti acerbi da settembre a novembre, ancora muniti di peduncolo, che ne agevolerà la maturazione.

Un tempo l’attesa avveniva ponendo le sorbe sulla paglia, nel solaio o in luogo asciutto. I tempi di maturazione fanno perdere alle sorbe la loro connaturata astringenza e penalizzano un po’ il loro sapore, ma esaltano la freschezza, la morbidezza e l’imbrunimento della polpa, che mantiene tuttavia un saporino acidulo piacevole e gradevolmente aspretto. Infatti, questo tipo di pera, pur raccogliendosi in autunno, generalmente si consuma in inverno. Perché, per poterla gustare al meglio delle sue caratteristiche organolettiche, bisogna aspettare l’imbrunimento naturale della polpa, un po’ come avviene appunto per le sorbe.

La pera sorba: gli usi in cucina

La polpa delle pere è particolarmente apprezzata per le proprietà diuretiche, rinfrescanti, di notevole potere astringente. È destinata soprattutto alla preparazione delle marmellate. Le sorbe ben mature, vengono sbucciate, mescolate a sciroppo di zucchero vanigliato e bollite. Infine, insaporite con scorza di limone e invasate ancora calde.

Inoltre, se ne può ricavare un “vinello”, ottenuto dai frutti schiacciati e fermentati nell’acqua ed è possibile preparare anche il sidro, bevande alcoliche, distillati, decotti ricavati dal frutto essiccato a piccoli pezzi.

La pera sorba può tranquillamente essere cucinata nel miele e mangiata al cucchiaio. Una ricetta evoluta prevede la composizione di una salsa per accompagnare arrosti di carni rosse, selvaggina, carni bianche e pesce.

 

di Elisa De Vito

 

Foto copertina tratta da www.comune.monteverde.av.it

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