Paestum: il connubio perfetto tra cultura e divertimento
Localizzata in provincia di Salerno, come frazione del comune di Capaccio Paestum, a circa 30 chilometri dal capoluogo, è una tappa irrinunciabile per chi decide di trascorrere le vacanze estive in Cilento; l’importanza storica del suo sito archeologico, il quale è quello meglio conservato ai nostri giorni, ha permesso, alla città, di essere riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, nel 1998.
È situata nella Piana del Sele, vicino al litorale, nel golfo di Salerno, a nord del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. È facilmente raggiungibile in treno ed è ricca di attrazioni e lidi per potersi godere qualche giorno di relax.
Paestum: la storia
La località è conosciuta anche con il nome di Pesto, è un’antica città della Magna Grecia chiamata dai fondatori Poseidonia in onore di Poseidone; dopo essere stata conquistata dai Lucani viene chiamata Paistom, per poi assumere, sotto i romani, il nome di Paestum.
Paestum: l’area archeologica
La cinta muraria
È circondata da una cinta muraria, datata tra la fine del IV a.C. e il III secolo a.C., epoca della colonia latina, anche se preceduta da un impianto di fortificazione più antico, risalente al periodo greco di Paestum; restaurata di recente, con una lunghezza di circa 5 km ed altezza di circa 7 m, è costituita da una muratura a doppia cortina di grandi blocchi squadrati, riempita al centro con terra ed intervallata da 28 torri a pianta quadrata e circolare, quasi tutte ridotte a ruderi.
In corrispondenza dei punti cardinali si aprono le quattro porte principali d’accesso, oltre all’esistenza di 47 aperture minori, le posterule, funzionali sia per l’accesso in città sia per l’organizzazione della difesa.
Sul lato Est troviamo Porta Sirena, così chiamata da un animale fantastico scolpito con funzioni apotropaiche all’esterno di essa.
A Sud, si estende Porta Giustizia, con un ampio vestibolo d’accesso, difesa ai lati da due torri, una circolare, una quadrata.
Ad Ovest possiamo ammirare Porta Marina, il cui nome deriva dal panorama marino che è possibile ammirare; è dotata anch’essa di un ampio vestibolo lastricato e difesa ai lati da due torri, una circolare ed una quadrata;
A Nord, infine, troviamo i resti della Porta Aurea, demolita agli inizi dell’Ottocento per il passaggio della Strada Statale 18, edificata nel 1829.
La “Via Sacra”: la macchina del tempo di Paestum
Percorrendo la Via Sacra, possiamo ammirare e ripercorrere circa 3000 anni di storia; ristrutturata nel 1903, è larga 9 metri e lastricata da grossi blocchi di calcare e munita di marciapiedi sopraelevati. Su entrambi i lati, troviamo quartieri abitati della città, mentre la parte scavata presenta grandi strutture signorili. Questa strada è ancora percorsa per le tradizionali processioni religiose.
Il Foro
L’area del Foro, di forma rettangolare, è uno dei Fori più antichi ed interessanti dell’epoca romana; ristrutturato dopo l’insediamento della colonia latina, il piazzale romano è circondato da un porticato con colonne doriche, anche se, nel corso degli anni, gli elementi della trabeazione sono quasi completamente scomparsi. Il Foro aveva intorno vari edifici pubblici e religiosi e botteghe e cinto.
Sul lato meridionale sorge un edificio quadrato e absidato, risalente ad una precedente costruzione greca, forse una stoà, della quale, oggi, possiamo ammirare solo quattro basi marmoree di colonne poste intorno ad una struttura ottagonale, identificando, così, il Macellum (mercato di generi alimentari).
Ad esso segue un edificio comunicante rettangolare, con semicolonne addossate alle pareti e un’esedra: si pensa possa trattarsi della Curia (caratterizzata come tale da un suggestum, cioè tribuna oratoria). Nel portico meridionale, possiamo, inoltre, ammirare una statua in bronzo raffigurante il sileno Marsia, simbolo della libertà. Alle spalle del foro, è presente un’altra sala rettangolare, formata da vari locali, destinati a terme pubbliche, costruiti ad opera di Marco Tullio.
Il Tempio Italico
Lungo il lato settentrionale del Foro, ritroviamo il famosissimo “Tempio Italico“, probabilmente il Capitolium della città romana; è innalzato su un alto podio, a cui si può accedere attraverso una gradinata sul lato sud, preceduta da un altare rettangolare. L’edificio era circondato da un colonnato sormontato da capitelli corinzi decorati con 4 grandi volute e da altrettante teste femminili. La parte interna dell’edificio, delimitata dalle colonne, conteneva la cella, divisa in tre ambienti, per questo si pensò alla consacrazione del tempio alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva).
Ancora ad est si trova una piccola costruzione greca, rettangolare, in muratura, probabilmente l’erario, sede del tesoro della città; dietro, infine, era presente l’anfiteatro, esternamente in laterizio, spezzato dalla vecchia SS18.
I templi
È impossibile negare che Paestum è conosciuta maggiormente per l’area sacra, edificate nelle due strutture urbane, dedicate rispettivamente ad Hera ed Athena. Formata dai tre templi dorici della città, è tutt’oggi ancora in ottime condizioni, grazie anche ai recenti interventi di restauro che hanno permesso, anche di esaltare le tecniche e i materiali utilizzati per la realizzazione degli stessi.
Il “Tempio di Hera”, anticamente denominato “Basilica” è dedicato, appunto, ad Hera, dea della fertilità, della vita e della nascita, protettrice del matrimonio e della famiglia; è il più antico dei tre grandi edifici ed appartiene alla prima generazione dei grandi templi in pietra. Costruito intono al 560 a.C., la peculiarità della struttura era il fronte enneastilo, formato, cioè, da 9 colonne, di cui quella mediana in asse con l’unico colonnato interno. Attualmente le colonne sono in numero pari, mancano i frontoni e la sala interna è divisa da una fila di colonne centrali.
Il tempio di Nettuno
Il tempio più conosciuto e più grande e sicuramente il c.d. “Tempio di Nettuno”; ancora tutt’oggi non si è ben capito a chi è stato dedicato; le ipotesi più accreditate lo vogliono dedicato ad Hera, a Zeus o ad Apollo.
L’attribuzione a Nettuno è invece un errore compiuto dagli studiosi del XVIII-XIX secolo, ai quali sembrò inevitabile che il tempio più grande di Poseidonia dovesse essere dedicato alla medesima divinità protettrice della città. Costruito interamente in travertino intorno al 460 a.C., con enormi massi collegati tra di loro da semplici tasselli e senza malta (probabilmente proprio questa tecnica costruttiva ha permesso al tempio di superare terremoti e altra calamità), l’edificio mostra soluzioni stilistiche ed architettoniche, simili al Tempio di Zeus di Olimpia, dalla cui datazione è stata ricavata, per comparazione, quella del tempio di Nettuno.
Infine, possiamo ammirare il “Tempio di Atena”; edificato intorno al 500 a.C., noto precedentemente come Tempio di Cerere, è il più piccolo tra gli edifici templari, con colonne doriche nel peristilio e ioniche nella cella. Attualmente, è l’unico di cui si conosce con certezza la divinità a cui è dedicato, Atena, appunto.
L’anfiteatro
Fondato in epoca cesariana, nel 50 a.C. circa, inizialmente costruito senza l’anello esterno, conserva, oggi, pochi gradini della caeva (gradinata per il pubblico). Il balteo, parapetto separante l’arena della cavea, fu realizzato fino a discreta altezza per evitare l’aggressione degli animali che si esibivano nell’arena. Alla fine del I sec. d.C. fu aggiunto un anello esterno costituito da una serie di arcate poggiate su pilastri in laterizio al di sopra delle quali venne posizionato il coronamento della cavea. Attualmente l’anfiteatro è visibile solo in parte dal momento che circa un terzo è sepolto sotto la strada moderna.
Museo Archeologico Nazionale
Imperdibile è anche il Museo Archeologico Nazionale, ricco di reperti che permettono di ammirare il modo di vivere nell’antichità; sorto nel 1952 all’interno della città antica, inizialmente era costituito da un’unica sala, costruita sulle dimensioni della struttura che riproduceva il primo Thesauros del santuario di Hera; successivamente fu ampliato e furono predisposti nuovi ambienti, costruiti intorno ad un giardino interno e con vetrate aperte verso l’esterno. Il nuovo allestimento del museo documenta l’evoluzione e le trasformazioni della città, dalla fondazione della colonia greca tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. fino all’istituzione della colonia latina, illustra le trasformazioni nell’organizzazione sociale e pubblica, i riti religiosi, gli aspetti della vita quotidiana, l’arte e l’artigianato.
Paestum: Il connubio perfetto tra cultura e divertimento. Mare ed enogastronomia
Foto: https://costa-paestum.com/
La città di Paestum è un perfetto connubio tra storia e divertimento; essa, infatti è adatta per tutte le persone, dai più curiosi ai più “pigri”. Paestum è anche località balneare, dotata di una spiaggia sabbiosa lunga 12 chilometri e costeggiata da una pineta affacciata sul mar Tirreno.
I prodotti tipici culinari: il carciofo di Paestum
Il Carciofo di Paestum IGP è un ortaggio allo stato fresco ottenuto dall’infiorescenza (capolino) di piante appartenenti al genere Cynara, varietà Carciofo Romanesco, detto comunemente Tondo di Paestum, dal nome dell’ecotipo locale da cui deriva.
Il prodotto deve avere i seguenti requisiti: pezzatura media (non più di 4 capolini con gambo per kg di prodotto); capolini di forma sub–sferica, compatta, con caratteristico foro all’apice; con diametro della sezione massima trasversale compreso tra 8,5 e 10,5 cm di diametro della sezione massima longitudinale compreso tra 7,5 e 12,5 cm, e con rapporto tra i due compreso tra 0,9 e 1,2; colore verde, con sfumatura violetto–rosacea; brattee esterne ovali, con apice arrotondato ed inciso, inermi; brattee interne viola con sfumature violette; peduncolo di lunghezza inferiore a 10 cm.
Foto: https://www.myfruit.it/
Di solito, verso la fine di aprile, per una settimana, da ormai 19 anni, è organizzata la Festa del Carciofo di Paestum.
La produzione
Il Carciofo di Paestum IGP è frutto di un’accurata e laboriosa tecnica di coltivazione, sviluppata ed affinata nel corso di decenni. La carciofaia deve essere mantenuta in coltivazione per non più di tre anni. Per il trapianto possono essere utilizzate piantine con pane di terra provenienti da vivai propri o specializzati, oppure “carducci” (germogli che si formano dalle radici) prelevati direttamente dalle piante madri. Nel primo caso ha luogo nel periodo compreso tra il 15 di luglio e il 31 di agosto, mentre nel secondo caso tra il 1 e il 30 settembre.
I carciofi vengono raccolti tra il 1 febbraio e il 20 maggio, effettuando un taglio obliquo sui gambi ad una determinata altezza dal terreno; le operazioni di scelta, di calibratura e di lavaggio, secondo le tecniche già acquisite localmente, devono essere effettuate in stabilimenti situati nell’ambito dell’intero territorio dei comuni ricadenti nella zona di produzione del “Carciofo di Paestum”.
Ai fini dell’ammissione al consumo, per dilazionarne la vendita, il prodotto può essere conservato in locali idonei ed eventualmente a temperatura controllata, non superiore a 4 gradi centigradi, per un tempo massimo di 72 ore.
Legame con il territorio e il riconoscimento I.G.P.
Le condizioni pedo–climatiche dell’area, caratterizzate da un clima tipicamente mediterraneo caratterizzato da inverni miti e piovosi ed estati caldo–asciutte e terreni profondi e fertili creati dai depositi alluvionali del fiume Sele, hanno favorito la coltivazione del carciofo da tempi remoti, fino ad assumere importanza di coltra da reddito, in tempi più recenti.
Il “Carciofo di Paestum” si distingue rispetto ad altre produzioni carcioficole per le sue innumerevoli qualità e caratteristiche tipiche descritte precedentemente. Frutto di una accurata tecnica di coltivazione messa a punto dagli agricoltori della Piana del Sele; anche se proviene dal gruppo dei carciofi di tipo “Romanesco”, si distingue per una serie di caratteristiche peculiari conferitegli dall’ambiente di coltivazione, come la precocità.
Ciò consente al “Carciofo di Paestum” di essere presente sul mercato già dal mese di febbraio prima di ogni altro tipo di carciofo romanesco. La precocità, in riferimento al periodo di produzione (febbraio–maggio) caratterizzato da un clima fresco e piovoso, che conferisce maggiore tenerezza e delicatezza ai capolini e rende i carciofi più gustosi.
Con la creazione del logotipo IGP “Carciofo di Paestum”, ai sensi del regolamento CEE n. 2081/92, si è voluto richiamare il legame stretto tra il carciofo e il luogo (area intorno ai templi di Paestum) dove è stato per la prima volta coltivato. Il simbolo grafico è, infatti, composto da una immagine del Tempio di Nettuno circondato da un cielo di colore, sfumato da nuvole di sottofondo e da piccoli spicchi di vegetazione.
Gli usi del Carciofo di Paestum
Con il Carciofo di Paestum IGP è possibile preparare gustosissime ricette, tra cui i carciofi ripieni, i cui ingredienti principali sono: pangrattato, parmigiano reggiano, uova, prezzemolo fresco ed aglio. È possibile guastare anche dei primi piatti, tra cui i “Vermicelli dei Campi di Paestum”, simili a degli spaghetti.
Vermicelli dei Campi di Paestum. Foto: https://www.lucianopignataro.it/
Infine parlando di Paestum è impossibile non citare il maestro pasticciere Antonio Ventieri, autore di vere e proprie opere d’arte di Cake Design. Per un maggiore approfondimento sul tema vi invitiamo a cliccare qui