Policastro Bussentino: tra storia e sapori

Policastro Bussentino: tra storia e sapori

Policastro Bussentino – Situato sulla Costa Tirrenica, al centro dell’omonimo golfo, all’interno del suo territorio scorre la parte finale del fiume Bussento (da cui l’aggettivo “Bussentino”) con la sua foce ad estuario. È il più grande borgo del comune di Santa Marina, situato in provincia di Salerno.

Policastro Bussentino: la storia

L’attuale frazione di Policastro sorge presso la foce del fiume Bussento come colonia greca di Rhegion (Reggio Calabria), allo scopo strategico di favorire i commerci della città dello Stretto di Messina con il Golfo di Taranto collegato attraverso il fiume Siris nel 471 a.C. con il nome di Pyxous (Pixunte), dotata di una cinta muraria.

Nel II secolo a.C., la frazione, diventa romana e prende il nome di Buxentum. Dagli inizi del VI secolo diviene sede vescovile.

Successivamente, nel VII secolo è sede di un castello bizantino sotto il nome di Policastro.

Entrata a far parte nell’839 del Principato Longobardo di Salerno, nel 915 la cittadina subisce il saccheggio da parte dei saraceni. Conquistata, poi, nel 1055 dal normanno Roberto il Guiscardo, Policastro è stata ulteriormente fortificata con l’innalzamento del vicino Castellaro di Capitello. Al Guiscardo si deve, inoltre, la costruzione della navata centrale della Cattedrale, più volte ampliata nel corso dei secoli. Il Campanile, in particolare, viene edificato nel 1167.

Successivamente subisce due distruzioni ad opera dei turchi: la prima nel 1534 e la seconda nel 1552, durante le quali viene distrutto il Convento Francescano costruito nel XII secolo. Negli anni successivi viene costruito il palazzo Baronale (XVII sec.), terminato nell’agosto del 1806 quando Policastro viene attaccata dalle truppe francesi.

Durante il periodo fascista, con l’accorpamento dei comuni di Ispani e Santa Marina, Policastro diventa una frazione di Capitello (sede comunale capoluogo).

Policastro Bussentino: le principali attrazioni

Policastro è una località turistica balneare, molto recettiva soprattutto d’estate, grazie anche ai buoni collegamenti ferroviari e stradali e alla qualità delle acque.

Numerosi sono anche i campeggi presenti nella zona. Infatti, oltre alle attrazioni tipicamente estive, è possibile visitare il complesso archeologico, la cinta muraria e il Monastero Francescano, recentemente ristrutturati, la Cattedrale risalente al XIII secolo. La presenza del fiume Bussento, inoltre, fornisce la possibilità di escursioni, sia a piedi che a cavallo, che in canoa.

Il Castello Bizantino

Edificato nel VI secolo d.c. sulla collina del paese, il Castello ha anche una torre edificata in età medievale. La conformazione attuale è data dai San Severino. Purtroppo, ad oggi, il castello non versa in buone condizioni dopo che la flotta inglese lo bombardò nel 1.806.

Le mura greche

Le mura che circondano l’abitato di Policastro hanno origini greche. Nel corso dei secoli ci sono state varie ristrutturazioni. Erette nel 471 a.c. dai coloni greci, sono state più volte danneggiate e quindi ricostruite prima dai Bizantini, poi dai Normanni, dagli Angioini e infine dai San Severino.

Foto: https://www.ilcilentano.it/

Il convento di San Francesco d’Assisi

Costruito nel 1.200, all’epoca dei Francescani, è stato ristrutturato recentemente. All’interno del Convento è presente una chiesa; la struttura è in stile gotico, con rosoni e finiture di pregio.

Il Golfo di Policastro Bussentino

Il golfo di Policastro è una insenatura del mare Tirreno che bagna le coste di tre province, quella di Salerno in Campania, di Potenza in Basilicata e di Cosenza in Calabria. Il limite occidentale del golfo è la punta degli Infreschi nel comune di Camerota nel Cilento. Quello sud-orientale è il capo Scalea, nei pressi dell’omonima cittadina.

Foto: https://www.napoli-turistica.com/

Anticamente era chiamato Sinus Vibonensis, dalla cittadina di Vibonati, oppure Sinus Laus, dalla polis della Magna Grecia Laos, situata, però, a Santa Maria al Cedro, oltre il Golfo di Policastro.

Oggi il golfo prende il nome dalla cittadina di Policastro Bussentino, l’antica Pixous della Magna Grecia e successivamente nota come Buxentum in epoca romana. L’intero tratto costiero tirrenico della Basilicata si affaccia sul Golfo di Policastro, dominato a nord dal massiccio del Sirino.

I comuni principali sono Sapri (SA) in Campania, Maratea (PZ) in Basilicata, Praia a Mare e Scalea (CS) in Calabria. Il tratto campano del golfo ricade in parte all’interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

È proprio dal porto turistico di Policastro, situato alla fine del corso principale, che è possibile noleggiare imbarcazioni per visitare la costa, in particolare la costa della Masseta e gli Infreschi.

La Costa della Masseta

È parte dell’area marina protetta degli Infreschi e della Masseta che si sviluppa da Marina di Camerota fino a Scario; il litorale della Masseta abbraccia il tratto più a sud dell’area marina protetta, a sud di Baia degli Infreschi fino al porto di Scario.

La Costa della Masseta fa parte dell’area marina protetta degli Infreschi e della Masseta che si sviluppa da Marina di Camerota fino a Scario. Il litorale della Masseta abbraccia il tratto più a sud dell’area marina protetta, a sud di Baia degli Infreschi fino al porto di Scario.

La Masseta ospita numerose spiagge facente parti del litorale di Scario. E’ possibile visitare baie incantevoli, cale con ciottoli bianchi raggiungibili quasi esclusivamente o via mare con imbarcazioni o tramite sentieri.

Tra le spiagge più rinomate è possibile citare la spiaggia del Marcellino separata da una roccia dalla spiaggia della Resima e la spiaggia dei Gabbiani, oltre a numerose grotte affascinanti da vedere.

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Gli Infreschi

La spiaggia di Baia degli Infreschi, conosciuta anche come Porto Infreschi o Cala Infreschi, è una delle più belle della penisola italiana; infatti, nel 2014 ha vinto il premio della spiaggia più bella d’Italia di Legambiente. La spiaggia non è molto grande, ma è una piccola cala che si affaccia sul mar Tirreno ed è caratterizzata da una sabbia composta da piccoli ciottoli levigati. Il mare antistante la spiaggia è abbastanza profonda. Nell’estate del 2019, il presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Tommaso Pellegrino ha emesso un’ordinanza con la quale si limita a 67 il numero massimo di persone che possono prendere il sole sulla spiaggia della Cala degli Infreschi. Oltre a questo, con la stessa ordinanza, si limita a 1 ora la presenza in spiaggia di ciascun bagnante, per consentire la fruizione della spiaggia a quante più persone possibili.

Nei pressi della spiaggia di Baia degli Infreschi sono presenti due attrattive particolari. Una chiesetta molto affascinante a pochi passi dalla spiaggia, e poco più su, nei pressi della strada, che proviene da Lentiscosa, l’azienda Agricola Oasi Infreschi.

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La ciauredda: il piatto tipico del Golfo di Policastro Bussentino

È un piatto a base di verdure estive di stagione, che in antichità venivano raccolte negli orti di proprietà delle famiglie o dei principali agricoltori.

Ad aver ricostruito in modo esemplare l’origine e la storia della ciauredda è stato Renato De Falco, grandissimo scrittore e filologo napoletano. Secondo lui, è una deliziosa pietanza agreste, molto radicata nel meridione, a base di peperoni, melanzane, patate e pomodori (e, ad libitum, anche di carote e zucchini), aromatizzata con aglio, cipolla, origano, basilico, prezzemolo, sale e pepe.

La ciauredda, quindi, è un piatto a base di verdure, in particolare quelle estive presenti dell’orto; infatti, in Cilento regna ancora un’economia di sussistenza, dove gran parte di quel che si consuma a tavola viene dalla propria terra o dagli animali che si allevano durante l’anno. È proprio questo che ne fa la patria indiscussa della dieta mediterranea. Ed è proprio d’estate, quando l’orto è ricco di verdure, tra cui pomodori, peperoni o melanzane, che si prepara la ciauredda. Si può fare in tantissimi modi differenti, tant’è che è difficile mangiare esattamente lo stesso piatto identico in due case, anche dello stesso paese.

Tuttavia, non cambiano solo gli ingredienti, ma anche il nome a distanza di pochi chilometri: alle porte del Cilento tra Eboli e Battipaglia, si chiama ciauliello, da Agropoli fino a Casalvelino e Ascea si parla di ciambotta; spostandoci verso est, in paesi come Sapri o Vibonati, è la ciaurella, mentre andando verso l’interno, a Torre Orsaia, sarà la ciamardola.

Infine, nel Golfo di Policastro e nelle zone limitrofe prende il nome di ciauredda. A non cambiare mai, però è il modo in cui si mangia tradizionalmente: tra due fette di pane, in campagna.

Ma come si prepara la ciauredda? Scopriamolo insieme!

È necessario dapprima preparare e sciacquare le verdure preferite (melanzane, peperoni, zucchine, pomodori ecc.). Successivamente, queste ultime sono tagliate nella forma desiderata, come cubetti, rondelle o listarelle.

In una padella si fa scaldare un po’ d’olio, in cui si “tuffano” le verdure, meglio se separatamente, e si fanno cuocere. Aggiungere qualche foglia di basilico, mescolare e servire tiepida o fredda, rigorosamente tra due fette di pane.

di Elisa De Vito

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