Roccamonfina: la storia del vulcano e le tradizioni gastronomiche

Roccamonfina: la storia del vulcano e le tradizioni gastronomiche

Roccamonfina: la storia del vulcano e le tradizioni gastronomiche – Continua il nostro tour virtuale in giro per l’amata Campania. Oggi vi portiamo a Roccamonfina per conoscere al storia di questo bellissimo paese e il suo prodotto per eccellenza: la castagna.

Situato in provincia di Caserta, il paese si trova all’interno del cratere dell’antico omonimo vulcano, sulle pendici orientali del Monte Santa Croce, che ne costituisce il cono terminale. Il territorio fa parte del Parco regionale di Roccamonfina e Foce del Garigliano.

Roccamonfina: la storia

La storia di Roccamonfina è legata al vulcano, ormai inattivo da circa 70.000 anni. I primi segni della presenza dell’uomo nell’area vulcanica risalgono al IV secolo nei banchi di tufo nel comune di Tora e Piccilli e sono conosciute come le “Ciampate del Diavolo”. Sul Monte Frascara sono visibili resti di mura megalitiche segno dell’esistenza di un insediamento fortificato, attribuiti alla città ausona-osca di Ausona Aurunca. Oggi questa zona è conosciuta come “l’Orto della Regina”.

Tuttavia, anche se i resti risalgono a quest’epoca, l’attuale territorio è attestato solo a partire dal X secolo. Il nome, Roccae Monfinum, che deriva dalla “rocca della mia Fina”, è legato all’originario toponimo del monte Santa Croce, il quale, prima, veniva chiamato Monte Fino.

Inizialmente, fu in possesso feudale dei Marzano e dei principi di Stigliano, per poi, nel 1618 passare ad una nipote di Papa Clemente VIII, Elena Aldobrandini. Il territorio fu distrutto dall’epidemia di peste del 1656 e, successivamente, sotto il dominio di Carlo III di Borbone furono messe in atto una serie di riforme, con la presenza di un primo ministro, Bernardo Tanucci. Ci fu l’abolizione dei feudi, i quali vennero dichiarati terre regie. Infatti, Roccamonfina conservò lo status di Terra Regia anche durante il governo di Bonaparte-Murat.

Roccamonfina: le principali attrazioni

Vulcano Roccamonfina

L’attività vulcanica lungo la costa tirrenica ha avuto inizio circa 7 milioni di anni fa, quando il Mar Tirreno ha cominciato ad aprirsi verso est. La parte superficiale della crosta terrestre ha subìto uno stiramento, riducendo il suo spessore, assottigliandosi, e il materiale fuso sottostante è salito in superficie dando vita a vulcani come quello di Roccamonfina, il più antico della Campania.

Nel corso della sua vita, il Gigante di Roccamonfina ha vissuto tre grandi epoche eruttive e durante la prima (600/400mila anni fa circa) è nato un giovane “strato vulcano”. Un vulcano a forma di cono formatosi grazie alla sovrapposizione di strati di lava alternati a depositi piroclastici.

Oggi fa parte del Parco regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano e si estende per 11mila ettari. Il cono vulcanico ha un diametro superiore a 6 chilometri e l’attuale edificio ha un’altezza di 1.006 metri. Questi numeri ne fanno un vulcano di dimensioni ragguardevoli, maggiori di quelle del Vesuvio.

Santuario della Madonna dei Lattani

A circa 850 metri s.l.m., su uno dei rilievi all’interno del vulcano Roccamonfina, è situato il Santuario della Madonna dei Lattani. Qui è possibile godere di un bellissimo panorama, costituito da un paesaggio naturale.

Foto tratta da www.comune.roccamonfina.ce.it

La sua fondazione risale al 1430 ad opera di San Bernardino da Siena e San Giacomo della Marca, in seguito alla notizia del ritrovamento di una statua della Vergine. Infatti, secondo una leggenda un pastorello che portava al pascolo le sue caprette, con il tempo si accorse che una di esse si allontanava ogni giorno per far ritorno solo la sera e, mungendola, dava anche più latte delle altre caprette. Un giorno, incuriosito, il pastore la seguì fino a raggiungere una grotta intorno alla quale la capretta brucava dell’erba rigogliosa. Entrato nella grotta, vide una cassa di legno sorvegliata da un serpente. Si trattava della teca che custodiva la statua della Beata Vergine.

Gli edifici del santuario sono circondati da un cortile interno, aperto sul panorama, sul quale si affacciano la chiesa, il convento e un edificio costruito al momento della fondazione, detto “Protoconventino” o “romitaggio di San Bernardino”, recentemente restaurato nelle forme originali. Nel cortile è possibile ammirare una fontana in pietra e una fontana quattrocentesca decorata nel 1961 da una raffigurazione su ceramica colorata.

Collegiata Santa Maria Maggiore

Situata in Piazza Nicola Amore, l’attuale stato della Collegiata risale al 1715. Attraverso un portale in pietra basalitica si accede alla chiesa, il cui interno è a tre navate poggianti su un pilastro con volte a botte. Sull’altare maggiore è possibile ammirare i marmi policromi risalenti al 1737. La Collegiata è fiancheggiata da un campanile con decorazione a maioliche risalente al 1775, il quale è stato recentemente restaurato, in seguito al danneggiamento causato da schegge di granate nel 1743. Alla chiesa è annesso un “Museo parrocchiale”, che ne raccoglie gli arredi sacri.

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Foto tratta da www.comune.roccamonfina.ce.it

Roccamonfina: il borgo della castagna

Oltre ad ammirare bellezze artistiche, nel borgo casertano è possibile degustare anche un prodotto tipico, famoso su tutto il territorio nazionale: la castagna.

I castagneti sono, da sempre,  parte integrante del paesaggio dell’area collinare di Roccamonfina, i quali rappresentano una preziosa risorsa economica. Tra le diverse varietà coltivate, tipiche sono la “Tempestiva” e la “Paccuta”.

La Tempestiva deve il suo nome alla sua precoce maturazione. Infatti, grazie alle favorevoli condizioni climatiche, è la prima castagna ad essere commercializzata ed apre il mercato fin dagli inizi di settembre. Questa castagna è considerata di alta qualità. Le principali caratteristiche sono l’alto contenuto zuccherino, ha il pericarpo di colore bruno-scuro con piccole striature poco evidenti ed endocarpo di colore bianco latteo, consistente e dolce. Secondo un’antica leggenda uno dei primi alberi di questa varietà è stato piantato da San Bernardino da Siena, frate dell’Ordine dei Francescani che lo volle nei pressi del Convento dei Lattani.

Foto tratta da www.agricoltura.regione.campania.it

La Castagna “Paccuta” è così chiamata per la sua forma rotondeggiante. Presenta un frutto di medie dimensioni che si coltiva soprattutto nella zona di Teano, sul versante sud-ovest del vulcano. Il suo sapore è molto delicato.

Roccamonfina: la sagra della castagna

Ogni anno, ormai da 43 edizioni, nei fine settimana di ottobre, viene organizzata la “Sagra della Castagna e del Fungo Porcino”. E’ possibile degustare le tipiche e immancabili “caldarroste” e tante specialità a base di castagna, a partire da liquori sciroppati, dolci a base di castagne, fino ad arrivare ai marroni sciroppati.

La sagra è allietata da numerosi eventi folkloristici, spettacoli musicali e tanti “laboratori del gusto”. Inoltre, ci sono anche molti eventi dedicati ai bambini, come teatrini di marionette e animazioni teatrali. Quest’anno, purtroppo, come tutti sappiamo l’evento è stato rimandato al 2021 vista l’emergenza legata alla pandemia.

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Foto tratta da www.comune.roccamonfina.ce.it

di Elisa De Vito

Foto di copertina tratta da www.piuturismo.it

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