Roscigno Vecchia: l’affascinante “borgo fantasma”

Roscigno Vecchia: l’affascinante “borgo fantasma”

Roscigno Vecchia: l’affascinante “borgo fantasma” –  Uno dei borghi più affascinanti del Cilento è Roscigno Vecchia. Da tutti conosciuto come il “borgo fantasma” poiché, ormai non più abitabile, dopo le due ordinanze del Genio Civile all’inizio del secolo scorso, ovvero nel 1907 e nel 1908, a causa di varie frane che interessavano e interessano ancora oggi la zona.

Tuttavia, non è mai stato davvero così. Infatti, quando la maggior parte delle famiglie si trasferirono nel paese nuovo, tre contadini continuarono a resistere nelle vecchie case, senza luce, né acqua corrente, né fogne. Erano Luigi, Grazia e Teodora, meglio conosciuta come Dorina, vissuta da sola in paese fino ad 85 anni.

Dopo la sua morte, nel 2000, la sua scelta è stata ereditata nel 2001 da Giuseppe Spagnuolo. Sessantenne con barba e capelli bianchi, occhio vispo e voce calda. Ha trascorso qui la sua infanzia e, dopo anni e anni in cerca di fortuna per il mondo, la fortuna l’ha trovata nelle sue origini, pur vivendo con pochi soldi al giorno. Giuseppe si definisce come “il primo abitante del borgo del nuovo millennio”.

Mentre lui vive nel borgo, i contadini e i pastori ancora oggi girano in piazza, intorno all’unica fontana del paese, con i lori carri e animali, di ritorno dai campi e dai pascoli. Infatti, molti ex abitanti, hanno adibito alcune case a stalla oppure a deposito degli attrezzi.

Roscigno Vecchia: l’affascinante “borgo fantasma”. Patrimonio dell’Unesco

Il borgo è definito anche la “Pompei del Novecento” dal momento che non è mai stata contaminata dalla modernità, ma ha mantenuto sempre le sue antiche caratteristiche. Le case sorgono intorno all’unica piazza, Giovanni Nicotera, nella quale è presente il fusto di un albero secolare che ricorda Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica.

Caratteristica la fontana circolare in pietra, circondata da tigli e platani, non lontana dalla chiesa di San Nicola di Bari, all’interno della quale si può ammirare un bellissimo tavolato ligneo ben conservato.

Il paese è suddiviso in vari agglomerati di case in base ai mestieri dei proprietari, caratterizzate da portali in pietra, cornici decorative e balconcini in ferro battuto. Scolorite dal tempo, le insegne ricordano la presenza di antiche botteghe ed officine. Inoltre, è possibile ammirare una tipica casa contadina del Cilento interno, rivestita da pietre, legate da malta e sabbia, con un tetto di tegole in terracotta. Il piano terra fungeva da stalla, bagno, cantina e deposito. Il primo piano, con un solaio in legno, aveva una sola stanza da letto e la cucina con camino; la soffitta era usata per conservare oppure essiccare alimenti.

Molte strade sono oggi inaccessibili, chiuse con nastri per il pericolo di crolli che aumenta di anno in anno. Negli Anni ’80 nasce il Museo della Civiltà contadina e la Pro Loco.

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Roscigno Vecchia: l’affascinante “borgo fantasma”. Alla scoperta dell’asparago selvatico

Ogni anno, nel mese di maggio, in piazza, si tiene la bella Festa dell’Asparago Selvatico. Un’occasione questa per assistere a tantissimi eventi enogastronomici e musicali e assaggiare l’asparago selvatico. Nonché conoscere lo straordinario borgo di Roscigno, oggi suddiviso tra Roscigno Vecchia e Roscigno Nuova.

Ma da cosa deriva il nome asparago selvatico? Capiamo insieme la storia in questo articolo.

Dal latino albus (bianco), il nome secondo alcuni si riferisce alle rocce bianche di natura calcarea oppure ai tappeti di neve che l’adornano in inverno. Gli asparagi selvatici sono delle piante spontanee che è possibile scorgere durante una passeggiata tra i Monti Alburni, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

Gli asparagi selvatici sono delle erbe spontanee che cominciano a emergere dal suolo con l’arrivo della primavera. Essi compaiono in prossimità di leccete o nelle vicinanze di boschi composti da latifoglie, ma riconoscerli non è sempre così semplice. 

L’asparago selvatico: le caratteristiche

Esistono diversi tipi di asparagi selvatici ma quello vero, l’unico che può esser considerato in tutto e per tutto asparago selvatico, è il cosiddetto “asparago pungente” o “Asparagus acutifolius”.

Le caratteristiche principali sono:

  • È un cespuglio disordinato, composto da rami stretti che portano foglie di dimensioni contenute, al cui picciolo è posta una spina.
  • È una specie che può raggiungere il metro e mezzo d’altezza ed è conosciuta principalmente per il delizioso turione che produce.
  • Un germoglio ritto che si erge dal suolo, solitamente di color verde o biancastro.

Sciusciello: il piatto tipico a base di asparagi selvatici

Lo sciusciello cilentano è una tradizionale ricetta del Cilento che deriva dalla cultura prettamente contadina. Il nome potrebbe derivare dal latino “iuscellum”, che significa brodo. Si tratta infatti di una zuppa calda molto semplice da preparare, servita come piatto unico, tradizionalmente accompagnato con pane biscottato: “ù viscuotto”.  

È un piatto ricco di vitamine e proteine grazie ai suoi ingredienti-base: uova, formaggio, cipolle e asparagi selvatici. Attenzione! Da non confondere con lo sciusciello di Pellezzano, che si tratta invece di una specie di pane.

Ma scopriamo insieme come si preparano: pulire gli asparagi eliminando le parti meno tenere e tritare finemente la cipolla; in una padella alta far soffriggere a fuoco basso con un filo d’olio evo il peperoncino e la cipolla, fino a quando non diviene dorata. Aggiungere gli asparagi e cuocere per qualche minuto. Versare qualche bicchiere d’acqua calda (2/3) aggiungendo un pizzico di sale. Nel frattempo, in un piatto sbattere con la forchetta le uova con il formaggio e il prezzemolo tritato e quando l’acqua bolle aggiungere il tutto agli asparagi. Servire con “ù viscuotto” o con una fetta di pane abbrustolita.

Foto tratta da: https://cilentiamoci.it/

di Elisa De Vito

Foto: archivio Sposincampania

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