Serino: il borgo irpino ai piedi del Monte Terminio

Serino: il borgo irpino ai piedi del Monte Terminio

Serino: il borgo irpino ai piedi del Monte Terminio – Situato in provincia di Avellino, il borgo serinese fa parte della Comunità montana Terminio-Cervialto ed è attraversato dai torrenti Vallone delle Barre e Ferrarese e dal fiume Sabato. Andiamo quindi alla scoperta di un’altra perla della nostra amata Campania.

Serino: le origini

Secondo Francesco Scandone, storico dei comuni dell’Irpinia, il nome “Serino” ha origini antiche. Deriva da “sarino”, ossia “chiaro”. Questo appellativo era dato alle sorgenti d’acqua purissima che facevano contrasto con il corso limaccioso del Sabato. Filippo Masucci, altro storico di Serino, diverge, invece dal precedente, in quanto Serino è collegata all’aggettivo “sereno”, riferito alla limpidezza del suo cielo.

Secondo un’altra interpretazione il nome del paesino irpino deriva da “sierra”, ossia una chiostra, una chiusura, come quelle di Verteglia di Campolaspierto sulla strada che da Serino porta al monte Terminio. Il quale prende il nome dal Dio romano al quale era consacrato, perché faceva da confine, tra due province dell’impero.

Foto dell’amico e collega Giuseppe Petrucciani

Serino: cosa visitare?

Acquedotto romano di Serino

È sicuramente l’opera più importante da visitare a Serino. L’Acquedotto della Tornola che “disseta” Serino e i paesi limitrofi e l’Acquedotto di Napoli, in località Acquara, ove è ancora presente l’antico Acquedotto Romano costruito dall’imperatore Claudio tra il 33 e il 12 a.c., che permetteva di trasportare acqua dalla sorgente del Serino, la Fontis Augustei a 376 m s.l.m. sull’altopiano carsico irpino nei pressi del monte Terminio.

Per giungere fino alla “Piscina Mirabilis” presso Miseno (dopo 96 Km), dove i romani, per l’approvvigionamento idrico della flotta militare, scavarono nel tufo della collina di Bacoli un grandioso serbatoio. L’acquedotto riforniva lungo il suo tragitto le città di Neapolis e Cumae. Il nuovo acquedotto, che fu costruito nel 1885 e ampliato nel 1924, utilizza le sorgenti Urciuoli, Pelosi, Acquara.

Foto tratta da: www.travel.sygic.com/

Il Castello Feudale

Sito in località Toppola e risalente all’età feudale, il castello conserva ancora intatta una cappella, una sacrestia, l’abbeveratoio, il campanile e le ampie mura che lo circondano, le quali sono visitabili. Il lunedì in Albis è usanza recarsi sul castello per consumare il tradizionale picnic. E’ possibile giungervi attraverso l’antico percorso che parte dalla Chiesa di San Giovanni e si innalza sulla collina per circa due chilometri. Al castello si accede tramite due porte ad arco.

Foto tratta da www.museodeicastelli.it

La Civita

Si trova in località “Ogliara”, vicino al fiume Sabato, a circa 11 Km da Serino. Secondo alcuni storici, il “Castrum” risale all’epoca Sillana, mentre secondo altri l’origine della città risale al 410 d.C. quando il popolo dovette difendersi da Alarico, re dei Visigoti. Infine un’altra ipotesi è che l’edificazione risalga alla guerra civile nel principato longobardo di Benevento nel 839 d.C.

Il Castello d’Orano

Lungo la strada che conduce al monte Terminio, il Castello d’Orano, di origine romana, poi longobarda, fu progettato per essere un “Castrum Romanum”. Cioè come un accampamento nel quale risiedeva, in forma stabile o provvisoria, un’unità dell’esercito romano. Dal 1609 al 1850 fu di proprietà della famiglia Rutoli che ampliò e restaurò la vecchia fortezza.

Agli inizi del 900 fu un “Lazzaretto”, finché il Dr. Antonio Rutoli non lo riportò alla forma primitiva. Attualmente è di proprietà privata ed è stato ristrutturato conservando i suoi aspetti più significativi dell’epoca.

L’Oratorio Pelosi

Sito in una località di Serino, denominata “Canale”, c’è l’Oratorio Pelosi. Un’antica cappella gentilizia costruita nel 1745 dalla famiglia Pelosi dedicata a San Vincenzo. La struttura richiama lo stile barocco, uno stile rarissimo da trovare in Irpinia. Sulla porta principale è visibile una statua del santo. Il portone è in legno d’olivo; il pavimento è dipinto a mano. Di fronte alla porta, entrando è posto l’altare scolpito in legno dorato, mentre ai lati il quadro di San Vincenzo, dipinto nel 1753 da Battista Rossi.

La Grotta e il Santuario del SS. Salvatore

Situata nei pressi del Monte Terminio, la grotta del SS. Salvatore è una cava naturale, al cui interno è situato l’omonimo Santuario. Verso la fine del 1300, la Comunità Religiosa Benedettina che risiedeva nell’Abbazia di Cerreto, decise di costruire il Santuario, al cui interno, oggi, vengono custodite le statue del SS. Salvatore e di S. Michele Arcangelo. Risalenti anch’esse al 1300 e realizzate con legno cipresso.

Nella grotta si trova anche l’Abbazia del SS. Salvatore, allestita per molto tempo per uso liturgico ed ospitante una comunità eremitica. Ogni anno, il 6 agosto il santuario è meta di pellegrinaggio durante la festa liturgica della Trasfigurazione, istituita da Papa Callisto III per celebrare la memoria della vittoria del 1456 a Belgrado, in cui i Cristiani sconfissero i Turchi. Lo stesso giorno, nella località Cerreto si svolge la “Festa del SS. Salvatore”. Secondo l’antica tradizione, in passato nel mese di luglio i devoti della frazione S. Biagio trasportavano le statue dalla grotta a Cerreto, per poi essere condotte in processione fino alla “Parrocchia dell’Annunziata”, situata a S. Biagio.

Dopo diversi giorni di preghiera, alle 5 del mattino della domenica (prima del giorno 6 agosto) i devoti riportavano nuovamente in processione le statue alla grotta. In seguito al devastante terremoto del 1980, la festa si celebra ogni anno in date precise e la sera prima (5 agosto), la popolazione di Serino compie un pellegrinaggio a piedi fino al Santuario, dove trascorre la notte pregando insieme.

Foto tratta da www.paesaggiirpini.it

Serino: il paese della castagna

Immancabile sulle tavole serinesi e nazionali è la castagna di Serino IGP. Vediamo quali sono le origini e le principali caratteristiche.

La diffusione dei primi castagneti nel territorio serinese è dovuta ai monaci benedettini, ormai più di mille anni fa. La diffusione man mano si è sviluppata e consolidata, fino ad oggi, superando anche i periodi più critici dovuti soprattutto a cause fitosanitarie.

Foto tratta da www.agraria.org

Precisamente, i monaci benedettini di Cava de’ Tirreni, fra il XII ed il XIII secolo, intraprendono un percorso di cura e miglioramento dei castagneti da frutto presenti nelle loro proprietà sparse in Campania. Curando, quindi, i castagneti nella zona dei Monti Picentini, comprendenti le aree interne dell’Avellinese e del Salernitano.

La zona viene trasformata, in pochissimo tempo, nel vero e proprio punto di riferimento di questa coltura, grazie a tre specifiche caratteristiche: il terreno di origine vulcanica, privo di calcare e ricco di elementi minerali con elevato grado di fertilità; il clima, avente un notevole tasso di umidità per la presenza di importanti acquiferi; l’evoluzione del castagno per effetto di una costante opera di miglioramento dei fondi e della qualità del prodotto da parte dei castanicoltori.

La castagna di Serino IGP: le caratteristiche

La castagna prodotta qui, detta, appunto, “castagna o Marrone di Serino” dal nome dell’omonimo comune, è un frutto dalla forma rotondeggiante ed asimmetrica, di dimensioni medio-grandi, ha una pezzatura medio-grossa e raramente presenta settature. La buccia è di color marrone lucido con striature scure e ben marcate, mentre all’interno, la polpa è bianca, con solcature superficiali, soda e croccante. Il suo caratteristico sapore dolce, la rende particolarmente adatta al consumo fresco e alla produzione dei marron glacée.

La castagna di Serino – Foto dell’amico e collega Giuseppe Petrucciani

La “Castagna di Serino”, però, comprende due cultivar locali: la “Montemarano” e la “Verdole”. La prima è considerata tra le migliori varietà italiane soprattutto per le caratteristiche di pregio dei suoi frutti, tra cui dimensioni medio-grosse e polpa dolce e croccante, mentre la seconda è più piccola, tondeggiante e brillante ed è una varietà impollinatrice. Questa è maggiormente prodotta nelle zone basse del serinese perché più resistente alle nebbie e alle crittogame.

Per le sue caratteristiche di pregio, tra cui facilità nella pelatura, particolari proprietà calorimetriche tale da poter essere trattata dalle industrie di trasformazione con estrema facilità anche a temperature elevate senza alterare le qualità del frutto, pezzatura grossa, assenza di settatura del frutto, ottime qualità organolettiche e dolcezza di sapore che la rendono molto favorita dal punto di vista commerciale è la più esportata sui mercati internazionali. Infatti, nel 2018 ottiene il riconoscimento di Indicazione geografica protetta (IGP).

Come consumare la castagna di Serino IGP?

I frutti freschi sono impiegati per ottenere castagne o marroni bolliti, caldarroste e per la preparazione di marmellate e marron glacée. Mentre quelli essiccati, in guscio o senza guscio, vengono consumati prevalentemente sotto forma di “castagne del prete” ricetta tipica della zona di produzione. Tuttavia, le castagne sono usate anche per preparare ottimi primi piatti o la famosissima zuppa di castagne, tipica dell’Irpinia, a base di castagne lessate e fagioli.

Uno dei ristoranti migliori in cui assaggiare questa prelibatezza è “Il Boschetto” di Serino, situato proprio sul Monte Terminio, da cui potete osservare il meraviglioso paesaggio, gustando i piatti tipici locali.

La sagra della castagna di Serino

Ogni anno, da ormai 44 edizioni viene organizzata una festa dedicata a questo particolare frutto. Sagra più antica d’Irpinia, la manifestazione si svolge nella frazione Rivottoli di Serino dalla Pro Loco con il patrocinio del Comune di Serino e la collaborazione di numerose associazioni del territorio.

Foto tratta da www.irpinianews.it

La sagra è dedicata a Luca Mariconda, vicepresidente della Pro Loco Serino, venuto a mancare qualche mese fa. Nel corso della manifestazione sono esposti stand enogastronomici, piccoli artigiani e non può mancare il folklore, tra musica e colori.

Purtroppo, quest’anno, a causa del Covid, non si è potuta organizzare la 45esima edizione. Sperando nel nuovo anno, nel frattempo vi invitiamo a gustare questa speciale varietà di castagna.

di Elisa De Vito

Si ringrazia per la foto di copertina l’amico e collega giornalista Giuseppe Petrucciani

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