Taurasi: un paese diVino – In questo periodo di vendemmia, non possiamo fare a meno di farvi conoscere uno dei borghi più famosi d’Italia per la produzione del vino: Taurasi.
Situato in provincia di Avellino, il borgo sorge su un colle, sulla valle attraversata dal fiume Calore, all’altitudine di circa 400 metri e risale all’epoca altomedievale, durante la dominazione longobarda.
La storia del paese irpino
Numerosi ritrovamenti archeologici in contrada San Martino attestano l’esistenza di insediamenti, già dal Neolitico; infatti, il paese, secondo alcuni è un villaggio dei Romani del 268 a.C., mentre secondo altri corrisponde all’antica Eclanum.
Il nome è di origine osco-sabellica e si riferisce al toro, animale condottiero e guida spirituale della tribù dei taurasini, che all’epoca abitavano l’Irpinia, tra le odierne province di Avellino e Benevento, ossia gli “Ager Taurasinus” o Campi Taurasini.
Il primo documento in cui viene citata il paese risale al novembre 1179, quando sorgono le prime abitazioni; la creazione dell’odierna Taurasi si ha solo con l’arrivo dei Longobardi. Successivamente, il borgo subisce una serie di distruzioni da parte dei Saraceni. Con l’arrivo dei Normanni, il “Castelli Taurase” viene ricostruito ed assegnato a Trogisio di Taurasi.
Dopo brevi infeudazioni il borgo perviene prima alla famiglia Filangieri, poi al conte di Avellino, Caracciolo, per poi essere distrutto dalle truppe guidate da Francesco II d’Aragona nel 1496.
Il borgo viene, però, rifondato per la seconda volta nella prima metà del XVI secolo. Il feudo torna nelle mani dei Gesualdo, i quali si dedicano all’opera di ricostruzione e ristrutturazione della città, abbellendola con nuovi e splendidi palazzi, trasformandolo in un ampio e confortevole palazzo gentilizio.
Taurasi: cosa vedere?
La Porta Maggiore
Edificata dai Longobardi nel VII secolo sui resti di alcune costruzioni romane, restaurata nel 1997, Porta Maggiore è considerato l’ingresso principale al centro storico di Taurasi. In passato tale porta costituiva l’apertura attraverso la quale si varcavano le mura contigue al castello. Ben mantenuti sono i due torrioni cilindrici all’interno dei quali è incastonata la grossa porta ad arco.
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Il Palazzo Baronale
Meglio conosciuto semplicemente come “il Castello”, il Palazzo Baronale, il cui restauro è stato recentemente ultimato, è stato per secoli il perno intorno al quale ruotava la vita del paese. Attualmente presenta tutte le caratteristiche di un edificio rinascimentale, anche se le sue origini risalgono all’epoca dei Romani. Dal grande portale si accede allo splendido giardino, che mantiene inalterate le classiche caratteristiche della corte; attraverso una scala, si accede ai piani superiori, ovvero il piano nobile, occupato in gran parte da un maestoso salone, un tempo adibito a Corte di Giustizia, e la Cappella di San Pietro a Castello. Altri ambienti minori sono quelli destinati alla sala d’armi e alla sala studio, mentre Al piano si trovano altri ambienti, utilizzati dai feudatari come zona notte.
La Collegiata di San Marciano
Adiacente al Palazzo Baronale, è la Chiesa dedicata a San Marciano, patrono di Taurasi. Le prime tracce dell’edificio di culto risalgono all’epoca dei Longobardi. La chiesa distrutta dai Saraceni, ha avuto poi nuovo splendore nel 1150. Nel XVIII secolo si posero due nuovi altari, tra cui quello maggiore. Attualmente si presenta come una classica chiesa barocca, ad un’unica navata a volta affrescata e con l’abside caratterizzato da un dipinto raffigurante i quattro Evangelisti; lateralmente si possono ammirare sei altari in marmo. All’interno è posta la statua di San Marciano vescovo, opera realizzata nel 1708 dallo scultore Giacomo Colombo.
La Chiesa dell’Immacolata
Meglio conosciuta come “Oratorio”, l’edificazione della Chiesa è terminata nel 1590 ed è considerata l’ampliamento della chiesa di San Cataldo risalente al XII secolo. La facciata a capanna presenta degli ornamenti molto semplici, ma curati in ogni particolare con un portale in pietra su cui si staglia l’immagine dell’Immacolata realizzata in maiolica arianese. All’interno ha un aspetto moderno e presenta un’unica navata con una cappella dedicata a San Giuseppe, mentre sulle pareti sono raffigurati alcuni olii su tela realizzati, negli anni ’90, dal pittore Giuseppe Pelosi. Dalla chiesa si accede alla sottostante Cripta della Confraternita dell’Immacolata Concezione, dove è custodito il corpo di San Benigno martire, qui dal 1804.
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Taurasi rosso: il vino irpino più famoso nel mondo
Il borgo è famoso perché dal suo nome deriva quello di uno dei prodotti tipici di alcuni comuni della provincia di Avellino, ovvero il Taurasi rosso, meglio conosciuto come Taurasi DOCG. Il vino si produce con uve Aglianico; da questo vitigno, si produce, infatti, il c.d. “Barolo del sud“.
Il vitigno è tra i più antichi, probabilmente introdotto in Italia dai greci intorno al VII-VI secolo a.C.; non si hanno certezze sulle origini del nome, ma secondo alcuni potrebbero risalire all’antica città di Elea, sulla costa tirrenica della Lucania. Altri suggeriscono che più semplicemente si tratterebbe di una storpiatura della parola Ellenico, il quale diviene Aglianico durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo, a causa della “doppia l” pronunciata gli nell’uso fonetico spagnolo. L’Aglianico è vitigno scontroso: matura tardi, è intenso e brusco in principio, difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, con tannini che richiedono tempo per essere ammorbiditi ed acidità che gli assicura il tempo necessario affinché venga levigato.
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Un DOCG d’autore
L’Aglianico di Taurasi, è il primo vino, a cui, nel 1970 è stata attribuita la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG); nel 2011 il nome con Taurasi rosso rispettando il nuovo disciplinare. Il vino deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno tre anni di cui almeno uno in botti di legno; di solito, il periodo di invecchiamento decorre dal primo dicembre dell’annata di produzione delle uve e per migliorare il sapore del vino, viene aggiunto del Taurasi più giovane ad identico vino più vecchio, o viceversa, nella misura massima del 15% nel rispetto delle disposizioni CEE in materia. La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70% al primo travaso e non dovrà superare il 75% dopo il periodo di invecchiamento obbligatorio.
Il vino Taurasi rosso si presenta con un colore rubino intenso, tendente al granato fino ad acquistare riflessi arancioni con l’invecchiamento, con un odore più o meno intenso ed un sapore asciutto, pieno, armonico, equilibrato con retrogusto persistente.
Per celebrare questo vino, ogni anno viene svolta la Fiera Enologica Taurasi, di solito, nel mese di agosto e che vede la partecipazione di migliaia di persone. Il vino che può essere anche una simpatica idea per un cadeaux di nozze.
Cantine Antonio Caggiano: la cantina dalle pareti di pietra
Una delle più grandi cantine che è possibile visitare a Taurasi sono le “Cantine Antonio Caggiano”, sito in località Contrada Sala. La sua particolarità è evidente, in quanto è possibile passeggiare tra i numerosi affascinanti cunicoli, trasformando queste cantine in un vero e proprio museo della cultura vitivinicola.
In ogni angolo, su ogni parete, e nei molteplici incavi ricavati dalle mura in pietra, è possibile scorgere arnesi e utensili tipici della pratica di viticoltore.
Troviamo una varietà di opere d’arte di legno, vetro e pietra, alcune realizzate dallo stesso fondatore Antonio. Altre regalate da amici artisti che rendono l’atmosfera ancor più suggestiva. Oggi, l’azienda è condotta da Giuseppe, figlio di Antonio.
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Adiacente alle Cantine, è possibile degustare varie prelibatezze presso l’agriturismo Salae Domini, ammirando, contemporaneamente, le vigne dell’azienda. L’agriturismo è nato dalle ceneri di un antico edificio, ristrutturato con materiali di recupero di vecchi fabbricati diroccati e la cucina proposta è quella tipica dell’Irpinia. Prima o dopo il pasto, gli ospiti possono visitare sia le cantine storiche che i vigneti aziendali.
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Foto Copertina: https://www.winestories.it/