Etua: l’opera letteraria del fotografo Pasquale De Maio

Etua: l’opera letteraria del fotografo Pasquale De Maio

Etua: l’opera letteraria del fotografo Pasquale De Maio – “ETUA. Quando la fotografia mi ha salvato la vita”. E’ questa la fatica letteraria di Pasquale De Maio. Giovane brillante fotografo irpino, originario di Montoro, che da artista a tutto tondo ha voluto scommettere sulla sua persona anche in un campo, inizialmente a lui sconosciuto. Con Infinity Studio Fotografico, Pasquale De Maio ha costruito il suo presente e futuro grazie ad uno spiccato estro che da decenni lo porta sulla cresta dell’onda di un successo strameritato. In Italia ma anche all’estero, in particolar modo negli Stati Uniti d’America, dove Pasquale è spesso protagonista di racconti fotografici da copertina.

Ed è proprio il viaggio, fisico ma soprattutto introspettivo, ad aver fatto accendere la lampadina per cimentarsi in una nuova arte. Quella dello scrittore. Che oggi porta Pasquale De Maio ad essere apprezzato anche dalla esigente critica letteraria, ma soprattutto ad essere una persona, oltre che professionista, al quale potersi ispirare. Specie per le nuove generazioni. Etua è, infatti, un viaggio autobiografico in cui le storie personali di Pasquale possono essere paragonate a quelle di tanti giovani. Viaggi, esperienze, successi ma anche cadute ed ostacoli. Che, però, non devono mai abbatterti trovando la forza interiore di reagire e vivere la vita, in ogni sua sfaccettatura.

Etua: l’opera letteraria del fotografo Pasquale De Maio. “Quando la fotografia mi ha salvato la vita”

“Quando stavo per perdere la vita ho capito di doverla afferrare”. E’ questo l’incipit che Pasquale De Maio lancia ai suoi lettori per farli immergere in un viaggio introspettivo di grande umanità e passione.

Etua nasce dai miei diari di viaggio maturati in oltre 5 anni, ma soprattutto da un percorso introspettivo avviato da diverso tempo. Esperienze di vita che ho sempre custodito gelosamente per me ma che all’improvviso ho voluto rispolverare sottolineando quell’esigenza interiore di ogni artista di migliorarsi e scoprire l’io profondo. Ed ecco che in quei mesi difficili di blocco totale dovuti alla pandemia nel 2020, quella voglia è emersa maggiormente. Piuttosto che vivere la noia, ho voluto sfruttare il tempo in maniera propositiva. Ho ripreso i miei appunti e con tempo, dedizione, concentrazione ed ispirazione giusta è venuta fuori questa opera.

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Il viaggio fisico e quello introspettivo la base di un racconto lungo 5 anni

Non è stato semplice perché mi sono dovuto immergere in una nuova veste diversa da quella che è la mia professione da fotografo. Ma fortunatamente prima della stesura, c’è stato tutto il mio vissuto che mi ha portato ogni qual volta viaggiavo a scrivere su fogli, prendere appunti e note. Un viaggio introspettivo che ti porta a prendere tutti gli spunti della vita quotidiana. E, così, la mia indole e passione che si alterna ha fatto sì che Etua diventasse realtà. Perché come un cantante che tira fuori un album solo se ispirato, io ho fatto lo stesso in quei mesi dove ho vissuto picchi di scrittura e motivazioni.

Sebbene questi siano comunque percorsi personali che per esprimerli hanno bisogno di un po’ di tempo. Inizialmente, infatti, l’idea di scrivere un libro non c’è mai stata, volevo semplicemente ripescare il mio percorso di vita. Riprendere appunto i miei diari per vedere i cambiamenti e lo spessore evolutivo della mia persona. Ma proprio lo scoppio della pandemia ha accesso quella scintilla che mi ha portato a scrivere e siccome stava venendo fuori un bel percorso ecco che è maturata la decisione di rendere tutto tangibile”.

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Il messaggio di Pasquale De Maio ai lettori 

Già di per se tirare fuori le emozioni di un vissuto non è mai semplice e soprattutto banale. Pasquale De Maio, però, si è superato perché da quella che è stata la sua vita oggi cerca di trasmettere un messaggio ai suoi lettori. Quale?

“Il mio è un percorso fatto di tre step esistenziali rappresentati appunto dai tre viaggi suddivisi in capitoli. Argentina: l’importanza di un lavoro giusto. Stati Uniti: la capacità di sentire l’amore. Cuba: la bellezza di sentirsi liberi. Un percorso che oggi ho concluso e che spero qualcuno possa rivedersi in quello che ho trascritto in maniera positiva. Nel primo è riscontrabile la felicità nel trovare il lavoro giusto, fare quello che piace con passione e dedizione. Questo, ovviamente, ti evita stress e frustrazione. E io ho avuto ed ho la fortuna di fare il lavoro da sempre desiderato. È un monito per i ragazzi che hanno difficoltà a trovare la strada giusta, assuefatti spesso dai social e dalla vita multimediale.

Ai giovani dico: “La vita è viverla”

Tutti attraversano difficoltà, in qualsiasi campo. Lo stato sociale che troviamo nell’ultimo capitolo parla di libertà come individuo. Dell’essere liberi e non schiavi da qualche vincolo governativo, come può essere un finanziamento o l’essere dipendenti da sigarette. Fin quando sei libero da questi vincoli non hai timore di vivere e di esistere soprattutto. La vita è viverla innanzitutto.

Ed è per questo che, invece, nel secondo capitolo mi soffermo sulla sfera emotiva e relazionale che ho vissuto. Da artista non è facile starmi dietro e interagire con il mio valore espressivo. Le due persone che ho amato, entrambe mi hanno dato tanto ma anche tolto. Quello che sottolineo è la distinzione dei rapporti sani. Ho voluto approfondire ed indagare l’ignoto e il lato oscuro della personalità. Ho pagato a mie spese le esperienze sentimentali e perciò nel 2° capitolo spero rappresenti il fulcro per ragazzi e ragazze che possono evitare di vivere situazioni angoscianti e “pericolose”.

Perché a volte possono essere sane ma anche tossiche. E quando accade ciò, ci sminuiamo, iniziamo a non volerci bene, a non meritare alcune cose e quindi diventiamo negativi. Bisogna invece circondarsi di persone giuste e sane. Con progetti che abbiano valore, e non emisferi particolari a livello sentimentale”.

Lo scrittore ma soprattutto il fotografo: Pasquale De Maio si confida

Etua è solo la prima opera letteraria di una lunga serie? Pasquale De Maio con sincerità ammette.

“Non è una prerogativa che mi sono posto. Un lavoro ce l’ho e va bene. Mi diverto ancora. Non ho idea se fra qualche anno può nascere qualche altro libro, non te lo so dire. Di certo, però, a livello embrionale per ora non c’è nulla. Sicuramente ci sono altri viaggi di scoperta in programma, ma non mi va di superare quella linea che mi porta in un mondo sconosciuto che è l’editoria e quella di scrittore. Non ho le basi per buttare giù romanzi. Anche perché sono più interessato alle storie vere, ai valori introspettivi di una persona e non a quello che può essere l’immaginazione di una storia irreale”.

Un’opera quella di Pasquale De Maio in doppia lingua: italiano ed inglese. Proprio per rispecchiare quella che è la storia personale del fotografo irpino che, per lunghi periodi, si trasferisce negli States per esperienze che accrescono ancor di più il suo immenso bagaglio culturale e professionale.

“Questa è stata una mia scelta. Un’ambizione legata agli Stati Uniti, non tanto per sdoganare il mercato americano, ma per propormi in maniera editoriale come fotografo di viaggio che ha una rilevanza diversa da quella cerimoniale. Diciamo che è un’idea mirata per un biglietto da visita per futuri investimenti e progetti in America”.

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Etua: l’opera letteraria del fotografo Pasquale De Maio. Il simbolo dei guerrieri Maori e il tatuaggio

Sul percorso da fotografo a scrittore Pasquale De Maio sottolinea.

“Sono due cose strettamente collegate. L’arte se compresa non va spiegata. Ognuno ha la sua sensibilità e modo di percepire le cose. Da una fotografia se tu la vedi con occhio esterno sta lì, immobile. Racconta delle cose che sono successe ma tu non c’eri. Con le parole, invece, leggendo io ti accompagno in quello che eventualmente c’è stato. E’ una doppia forma di immersione, oltre a quella visiva c’è l’emotività con la trasposizione letteraria”.

Infine con Pasquale ci soffermiamo sul titolo.

Etua è una parola che descrive la maschere dei guerrieri Maori. Un simbolismo particolare di persone che si dipingevano il volto per spaventare i guerrieri avversari in guerra. Avendo io questo talismano tatuato sul corpo ed essendo l’inizio del percorso ecco come è nato il titolo. Perché come rappresenta anche il tatuaggio questo simbolo ci dice che nelle guerre si sa di aver paura, ma anche che bisogna affrontarle sempre a viso duro. Ci tengo infine a ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine, a partire dalla casa editrice Paguro Edizioni”.

Etua è in vendita presso tutte le librerie fisiche ed on line e sullo shop di Infinity Studio Fotografico.

STORE |ETUA|LIBRO|Shop Infinity Studio fotografico (infinity-studio.it)

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